Crediti : Psicologia FLY - Dott. Mauro Lucchetta

Fra Sogno di farcela e Realtà, tempo trascorso sul gioco a 3 cifre e risultati non sempre esaltanti: come iniziare questo lungo viaggio e quando appendere mouse, tastiera e pad al chiodo...
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Competitive: Come può iniziare un Player? E quando è giusto che Smetta?

Che consigli ti senti di dare a chi magari inizia oggi? Stai parlando ad un ragazzino di 12 anni, per dire, che ha iniziato a giochicchiare.

Cosa deve fare?

Innanzitutto, deve capire quello che sta facendo, deve farsi un esame di coscienza e dire: “Ma io sono veramente forte, io ne valgo veramente la pena? Mi conviene?” Perché nell’eSport - a parte in Italia, che comunque è ancora indietro – nel resto del mondo, non è così facile raggiungere alti livelli.
Un discorso che nessuno si fa mai è: “Io voglio andare a fare i mondiali di qua, io voglio fare questo, io voglio fare quell’altro”, ma la cosa che molti non realizzano è che poi quegli stessi atleti che tu vedi come degli idoli, come dei mitici - ShadowBurn per Overwatch, Xpeke per League of Legend, Akke per quanto riguarda Dota - li dovrai affrontare, dovrai farci delle partite contro.

Capisci? Se non ti senti in grado di batterli, se non sei veramente “confidence”, sicuro di farcela, non ti imbarcare in un’avventura del genere perché è pesante, perché ti porta via 14-15 ore della tua giornata, ti porta via dai tuoi amici, ti porta via da tutto il resto.
È durissima. Però se ci riesci, sei convinto e sei serio, fallo! Fallo, fallo! C'è gente a 16 anni che ha vinto milioni di dollari con qualcosa che ama, con l’eSport.

L’eSport è fantastico, perché ti permette di competere in qualsiasi momento, con qualsiasi persona, a qualsiasi livello. Fantastico! Tu puoi veramente capire quanto vali, puoi veramente metterti in gioco, da un momento all'altro, basta che decidi:

“Ok, io lo faccio!”

Il mio primo consiglio è farsi un esame di coscienza, il secondo è di buttarsi nella scena Europea. Se sei in 1 versus 1, tipo Street Fighter, Smash Bros, se sei magari in un team con Dota, con LOL, con Overwatch, di andare a farsi delle go for. La gente capirà chiaramente di cosa sto parlando.

Anche l’undicenne.

Go For, andare su ESL, andare su Faceit, fare un botto di tornei e da lì in poi a crescere la propria skill e proseguire. Il terzo è finalizzare, capitalizzare tutto quello che si sta facendo. Cioè, ogni volta, ogni settimana, ogni mese, fatti un resoconto di: quanto mi sono allenato, quanti tornei ho vinto, cosa ho sbagliato. Ma questo percorso non va fatto da solo: va fatto o con un team o con un manager o con un mental trainer o con un mental coach. Assolutamente si.

Casualmente

No, ma è importante, perché queste cose te le dico io, le ho maturate in quasi 7-8 anni di eSport. Un mental coach, o comunque un manager, te le può dire in una settimana e cancelli 8 anni di errori, capisci?

Sì, giusto per integrare, dal mio punto di vista c'è anche un'attenzione particolare alla persona, nel senso che quasi tutti i giocatori ritengono di poter arrivare al livello massimo e a volte non vedono veramente il limite. Ora, siccome poi è comunque un dispendio di tempo – tu hai parlato di 12, 13, 14 ore, che chiaramente dal mio punto di vista sono tante, per cui io ti dico: “No, non devi arrivare a quel livello lì” - nel momento in cui, però, lo fai perché ritieni di poter entrare nel settore professionistico, ritieni di poter viverci di questa cosa qui, io devo anche essere eticamente corretto nel dirti: “Guarda, forse non ce la farai mai, forse non è il caso di investire così tanto”

Esatto!

Bisogna comunque trovare la giusta dimensione e fare in modo che la persona non perda poi il senso della realtà reale, perché se poi tu smetti di fare competitive e hai giocato tantissimo, cos’hai intorno a te? Ti devi costruire un mondo.
Da zero, ed è difficilissimo, perché a un certo punto …
Questo l'ho visto in tanti player.
Se io - ma non solo, anche Custers, anche persone professionali come me - nel momento in cui smettessi di fare eSport in Italia, io mi troverei con nulla da fare.

Nell’eSport, o vai tutto “in” o non lo fai, perché richiede così tanto. Nello sport c'è una controtendenza: puoi arrivare fino ai 50 anni ed essere sempre nel mondo dello sport (un allenatore diventa un commentatore, diventa un ospite in qualche trasmissione); un player, un giocatore di calcio, può fare qualsiasi cosa.
Totti, per esempio, quando smetterà, lo vedremo in giro (vende i suoi libri di barzellette, fa pubblicità), è sempre nel giro, non smette mai.

Un eSport Player, una volta toccati i 30-35 e se non ha sfruttato bene tutta la sua fascia d'età dai 16 in poi, si ritroverà con nulla. Ergo, o Go Big, fai veramente tanto e costruisci tanto, ti impegni tanto, or Go Home.

Una cosa che posso suggerire, ed è una cosa che ho detto a tanti Player, anche a player che hanno giocato i mondiali: tenete sempre aperta quella finestra di reinvestimento delle vostre abilità. Cioè, se avete imparato a fare qualcosa così bene, se avete approcciato questo mondo, cercate di ragionare sempre in questi termini: “Ok, ma un domani, tutto quello che ho appreso qui, come lo potrò utilizzare e magari farne un mio lavoro?” Banalmente, alcuni dei Player che conoscevo adesso sono degli YouTuber e io no.

O meglio, non vivono solo di quello, però attraverso quello magari si sono creati altri canali, si sono create altre partnership e quindi hanno avuto successo in generale e ci vivono di questa cosa qui. Più difficilmente, solo se pensi di poter essere un Player professionista.
Questa secondo me è una cosa da dire, soprattutto in Italia, in questo momento.
Poi, magari, fra 5 anni stiamo parlando di tutt'altro, però al momento diciamo eticamente, la situazione è questa.

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