Crediti : Psicologia FLY - Dott. Mauro Lucchetta

Il mondo del Competitive è avvincente e in continua evoluzione. Ma ha il suo lato oscuro, perciò dovrai essere preparato a gestirlo. Il Merlo ci fornisce il quadro della situazione attuale...
l'Allenamento Mentale - Mental Training - nello Sport, negli Esports/Progaming e nella Vita di tutti i giorni.
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Psicologia & Esports

A volte mi viene da pensare che per certi player sia meglio non diventare veramente dei pro, perché comunque la vita da pro ti distrugge.
Sembra un sogno quello di diventare giocatore professionista, ma quando poi ti ritrovi veramente a vivere in una gaming house per tanti mesi, ti ritrovi a vivere con pregi e difetti dei tuoi compagni, che magari riesci a gestire quando sei online e riesce a gestire un giorno dal vivo, figurati mesi, settimane. Sei deprivato da un punto di vista sociale, di tutti gli altri interessi.

Se ti stressi per i compiti a casa, comunque hai il videogioco per svagarti. Se il videogioco, che era il tuo svago, diventa il tuo lavoro, dove scappi?

Fai i compiti

Una cosa di base: se tu sei al lavoro, torni a casa e stacchi. È il tuo svago, è la tua finestra sul mondo virtuale per staccare, per togliere vapore. “Blow up steam”, dicono in America.
Ma se quello diventasse il tuo lavoro, e quindi fai un lavoro quando hai finito il lavoro, oppure diventa solo ed esclusivamente lavoro, come fai a uscire? Ti racconto la storia del team Decay, Pre International 4 di Dota 2, che una settimana e mezzo prima di fare il torneo - che è uno dei più grandi, milioni e milioni di dollari – erano chiusi in gaming house, avevano fatto training e bootcamp per quasi 15-16 ore filate e i cellulari erano stati sequestrati, niente ragazze, niente contatti con la famiglia, niente mail, niente social.

Solo ed esclusivamente gioco, gioco, gioco, gioco, gioco tutto il tempo. Si ammalano? Si prendono una pillola e giocano.
Questa è un'altra cosa che, per esempio, nello sport classico apprezzo decisamente di più: la cura del Player, la cura del giocatore.
E questo l’hai detto tu: dato che ci sono milioni di Player, la pull da cui puoi prendere il prossimo campione è infinita.

Mentre in Italia, o in giro per il mondo, se vuoi un calciatore buono devi andare in pochi posti, tra cui il Brasile: lo prendi, te lo devi curare, non deve rompersi le ginocchia, non deve farsi male ai tendini, deve essere idratato, deve essere riposato, deve essere coccolato, mentre il Player è come un cavolo di lavoratore, viene trattato da schifo, lo prendi e lo butti. Me ne prendo un altro. Allo stesso prezzo me ne prendo un altro di un'altra squadra e me lo tiro dentro.

Ma, in effetti, uno dei motivi per cui io stesso, comunque, voglio lavorare bene in questo settore, è quello di preservare le persone.

Purtroppo, anche nel mio settore, spesso e volentieri, ci sono figure che sono mentali ma fino ad un certo punto. Che magari ti spingeranno per una performance o ti spingeranno per qualcosa ma non avranno la cura di te come persona.
Dal mio punto di vista sembrerò un vecchio bacucco a sto punto, però mi interessa … questa sarà l'ultima intervista … dal mio punto di vista, preferisco sicuramente preservare prima il Player.

è bello

Le cose belle dell’eSport sono tre: è bello, perché è il nostro videogioco preferito; fai tanti soldi; è bello da vedere.
Cioè, è coinvolgente, lo capisco. È parte di me. Un po’ come il calcio è parte di tutti quanti, o il basket in America, o il tennis in Inghilterra, l’eSport è bello perché è un po’ globale, non ha delle radici, a parte forse la Corea del Sud.

Il fatto che ci sono molte più tragedie e drammi all'interno dell’eSport, proprio dal punto di vista dei Player.
Sarà perché lo vivo costantemente, ma la gente ad alto livello si ammazza.

Non letteralmente, ma la maggior parte si distrugge. Lo bruci un ragazzo, lo bruci. Allenarsi 14-15 ore, neanche gli sportivi veri si allenano così tanto al giorno. Ma proprio perché è un lavoro mentale, un lavoro che puoi fare su una sedia, lo fai per 15-16 ore al giorno, devi diventare migliore, devi diventare sempre più bravo, sempre più forte.

E dato che non puoi nemmeno scaricare tutto questo lavoro - che poi appunto sei seduto, è stanchezza mentale, non fisica: non è che non hai più fiato, un'altra partita la puoi fare – diventi labile.
Diventi labile, è pericoloso. È molto, molto pericoloso l’eSport. È bello, però va regolamentato. Anche un altro motivo per cui credo che serva la regolamentazione, l'ascesa a sport vero e proprio, è per mettere tutta una tornata, una tutela dei diritti.

quasi come la creazione dei diritti del lavoro, mi viene da pensare, nell’eSport. Sai che questo video ora si chiamerà: “Non fare eSport by il Merlo”?

In realtà il troppo stroppia in qualsiasi occasione. Mi è sembrato di dare un po' troppo addosso, un po' troppa negatività. Perché lo sento, cioè lo sento così vicino. Però, dato che tutti quanti dicono: “E’ figo”, vorrei essere almeno l’unica voce che va un po' controcorrente e dice: “È figo, ma aspetta un attimo”.

Noi in questo caso stiamo parlando dei Player. Chiaramente è colpa mia, giustamente entriamo sull'aspetto più psicologico e quindi ci sta che ovviamente entri anche tu nel mio piano, come io cerco di entrare nel tuo. È ovvio che se siamo qui a parlarne è perché vediamo questa sorta di momento magico, io ti direi. Lasciamo stare il discorso economico, però è un evento di portata eccezionale, proprio una cosa pazzesca.

È il momento giusto, il momento in cui tutti hanno finalmente capito che c'è qualcosa di più oltre quello schermo.

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