Crediti : TeamForge

Oggi vi mostreremo con sincerita' chi siamo.
Un sentito ringraziamento a Gabriele Branca, l'autore di questo documentario, che ha saputo guardare con semplicita' e intensita' al nostro lavoro.
Un gigantesco grazie a tutti i miei ragazzi, quelli del documentario e quelli che sono a casa a lavorare duro.

TEAM FORGE - an esports documentary

Il mio ruolo non è facilissimo da definire. Diciamo che per l'entità che regola tutto questo mondo sono il General Manager, nel senso che sono la persona che ha il compito di fare da tramite, da contatto, fra il team, l'associazione, l’azienda, chiamiamolo come lo vogliamo chiamare,e la federazione.

Il mio lavoro nel quotidiano è decisamente più complicato di così, non si riduce al burocratico ma sono l'autista del pulmino, faccio tante cose. Il mio ruolo è quello di coach, affiancato al nostro manager, e mi occupo di gestione degli allenamenti, del rapporto dei ragazzi con quello che stiamo facendo, il che significa che mi posso occupare della loro vita quotidiana, dei loro progetti a lungo e a breve termine, che sia cosa dobbiamo fare oggi, cosa dobbiamo fare tra una settimana; io mi occupo che le 8 ore vadano lisce e quindi che i ragazzi sappiano esattamente cosa stiamo facendo.

E, soprattutto, è difficile, in un team, che siano loro stessi a sapere cosa fare, nel momento in cui si sentono nel torto o nella ragione rispetto a qualsiasi problema che possa nascere tra di loro o anche semplicemente con loro stessi.

Stiamo parlando di un vero e proprio sport, come l’NBA, il football, il baseball. L’eSport è un ramo specifico dell'Industria videoludica e comprende persone che guardano i migliori giocatori al mondo sfidarsi a quelli stessi videogame.
Qualcuno potrebbe non essere d'accordo a chiamarli “sport”, ma quando guardi queste competizioni puoi sentire chiaramente l'adrenalina, la passione e la potenza che sprigionano. Montepremi da milioni di dollari chiudono il cerchio di una disciplina che è solo agli albori ma che ha ancora tanto da mostrare. Questi sono gli sport elettronici.

Se abbiamo una giornata molto “europea” a livello dell’eSport, in quanto cominciamo più tardi, arriviamo in ufficio alle 2, ci poniamo come target a fine giornata quello di avere almeno 8 ore di allenamento.
Noi due iniziamo con qualche partita normale, quasi sempre in due parti, dalle 3 alle alle 6 e dalle 8 alle 11, facciamo queste cosiddette “Scream”, che servono per allenarci come team. Dopo che finiamo la “Scream” della sera, andiamo in code singole per allenarci individualmente fino all'una di notte. In genere la sveglia è alle 10:30, anche se non ci alziamo spesso alle 10:30.


Ognuno ogni giorno si sveglia, abbiamo un foglio con gli orari dalle 10:30 all’1:45, poi usciamo. Ognuno ha un compito, magari fare i piatti, lavanderia. Ogni giorno cambia la schedule in base a tutti quelli che abitano qua e ogni giorno a turni.<:


Il fritto in genere è buono per il morale. Non è sano, ma bisogna unire ciò che è sano a ciò che è buono per il morale, quindi oggi influisce in modo positivo perché hanno bisogno di fare un po' raise up sul morale e quindi facciamo anche questo.
Sicuramente lo stress è una delle cose più difficili che si devono affrontare in questo percorso, anche se penso che ogni lavoro abbia un suo tot di stress, quindi è normale che ci sia questo stress. Come si affronta lo stress? C’è un modo di affrontarlo ma non c’è un modo di levarlo del tutto.

È anche facile da gestire, perché comunque magari inizi a pensare: “Ah, qui abbiamo perso per l'errore di qualcuno”, più che pensare “abbiamo sbagliato queste cose, possiamo metterle a posto e si va avanti, è soltanto un allenamento”.
È molto importante più per noi staff che per loro giocatori, soprattutto perché il giocatore è l'ultimo ad accorgersi di quanto sia importante staccare, di quanto sia importante lasciare il gioco.

Lo stress in questo tipo di attività è un problema enorme: mentre negli sport tradizionali generalmente c'è uno sfogo, uno sfogo fisico, in questo tipo di lavoro non c'è. Praticamente qui lo stress si accumula e basta, non viene mai scaricato.

Il modo di scaricarlo dipende dalle nostre iniziative, dal modo in cui vediamo i ragazzi recepire diverse attività, che siano fisiche o che siano mentali o che siano semplicemente attività di gruppo.
La maggior parte dei giocatori ha come equazione ideale: più tempo gioco, più miglioro, che è una delle prime cose che vogliamo fargli capire, cioè il giocatore ha degli esatti momenti di gioco e degli esatti momenti di non gioco. Alcuni giocatori preferiranno fare qualcosa per staccare dal gioco, mentre altri vorranno continuare, ma è lì che dobbiamo essere bravi noi a conoscere prima i nostri Player e poi a sapere cosa è giusto fare.

Il mio primo impatto con Jiizuke è stato negativo ma sbagliato, perché qualche anno fa, quando la stella di Jiizuke stava ancora nascendo, era più famoso per avere una bad attitude rispetto a quanto lo fosse per le qualità.

Tutto ciò non corrisponde a realtà: erano semplicemente giudizi superficiali di persone che magari avevano avuto poche occasioni di confrontarsi con lui, di passare del tempo con lui.

Non è che cambiava così tanto da quello che faccio adesso qua. In pratica, ero forzato ad andare a scuola e non volevo andare, perché già da due o tre anni sapevo che ero diventato bravo ed ero ai livelli già competitive. Credo sulle 14 ore al giorno d’estate, quando la scuola non c'era e potevo fare quello che volevo, le facevo anche. 14 ore, se non di più. Anche 15. Letteralmente, mi svegliavo, giocavo, andavo in palestra e poi rigiocavo e andavo a dormire.

Io non sono abituato a parlare molto con le persone, soprattutto di me stesso, comunque vivere con altre persone e comunque doverci giocare assieme, quindi esprimere il tuo parere su quello che fanno gli altri o cose del genere, è sicuramente una cosa che aiuta ad aprirti con gli altri, anche a future esperienze. Per qualsiasi cosa per la quale ti dovrai relazionare con altre persone, sei un po' più aperto o riesci ad esprimere la tua opinione, che magari avresti tenuto per te.

Queste esperienze, da un punto di vista personale, possono aprirti alla socializzazione con altre persone e, soprattutto, sono persone che ti capiscono, perché fanno le stesse cose che fai tu, quindi ti possono aiutare. Ma anche involontariamente ti aiutano, basta uno scherzetto di qua, una patatina di là, è già sei in confidenza.

Comunque sono sempre molto introverso, però se c'è qualcosa di davvero importante, prima non l'avrei detto perché non mi andava di aprirmi con gli altri o comunque di essere giudicato per quello che dicevo, invece adesso se c'è qualcosa di importante che devo dire lo dico e basta.

Uno degli aneddoti più singolari che abbia potuto vedere con lui è stata durante la nostra prima esperienza di bootcamp, quando il suo sguardo non voleva mai incrociare quello degli altri e quindi era molto più riservato, molto più spaventato. Se non ci fosse stata l'esperienza della gaming house, Vittorio sarebbe stato sempre bloccato nel suo essere introverso.

Nessuno considera questo tipo di professione, perché magari tutti se ne escono con la frase: “Stanno giocando, è un gioco”, ma non riesco a capire cosa è realmente una passione, cosa è realmente investire del tempo. Si, è un videogioco, ma è più che altro la competizione che c'è tra persone dello stesso ruolo o tra team. È questa la cosa che ti fa andare avanti, comunque: vincere.

Voglio vincere, come un po' tutti nella vita.

Penso che quando sarà il momento, quando saremo pronti, sarà riconosciuto. Ci stiamo lavorando, al momento non è così, ma per dimostrare che esiste basta guardare.

In generale della mia famiglia. Credo che non l'hanno mai accettato. Hanno provato, sin dall'inizio, a dirmi di staccare dal PC, fare altro. In realtà non ci parlo neanche.
Con mia madre parlo una volta al mese, con mio padre non parlo da quando me sono andato. Parlo solo con mio fratello, tutto il giorno.

In realtà, io volevo lasciare la scuola dal secondo al terzo anno, ma per qualche motivo avevo paura di dirlo a mio padre, quindi lo dicevo solo a mia madre.
Mia madre è più buona, però non voleva dire neanche lei una cosa del genere a mio padre, perché l'avrebbe vista come una cosa fuori dalla realtà e alla peggio mi avrebbe tolto direttamente il PC. Quindi, vedendo le conseguenze di dire una cosa del genere, ho evitato. Ma comunque non l’avrebbero accettato.
Liz sì, era una scappatoia dalla realtà, poi sono diventato bravo in qualsiasi gioco al quale giocavo e, quando è nato l’eSport, mi è venuto da dire: “So fare solo questo, perché non farne un lavoro”.

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